martedì 7 giugno 2011

NOTTE CUBANA

Nei viali sapori di sabbie, benzine e di sigaro,
colori di muri dipinti e sculture d’ebano;
baccano si fa nelle case, perse nelle Favelas,
festa in ogni paese, fuori è già sera.
Lumi soffuse ninnate dal vento caliente dei mari del sud,
insegne vecchie, spente dal tempo qualcuno butta giù,
stufe guardie di ronda, custodi in tutta L’Havana,
un gabbiano è preso da un onda: è notte cubana.

E danzatrici vestite di nulla mentre leggero un suono le culla,
suono di tromba, violino, flauto e chitarra fino al mattino
e venditori di erbe e coralli cercano gloria tra fuochi e balli
mentre le donne di vita con canti offrono gioia a tutti i passanti,
come sirene nelle favole,
come i tanti viaggi e sogni fatti di parabole,
tra stanchi poeti, finti gioielli,
sabbie d’argento, loschi bordelli.

Finestre di legno cadenti, stanche barcollano,
remoti vessilli stinti nel cielo s’innalzano,
odore di riso e pescado, barche sommerse dal vuoto,
brillano luci lontano: stelle sul molo.
Cantine e botteghe di voci, di fumo s’impregnano,
giovani folli a colpi di Rum si affrontano;
diecimila chilometri a Mosca, la tele regna sovrana,
il vento bussa alla porta: è’ notte cubana.

E nei vicoli ispanici, bianchi, negri, meticci adornano i banchi,
una donna dal viso piangente chiede profumi all’uomo d’oriente,
i bambini con i palloni tirano calci al tempo e ai signori
ed un uomo dall’abito sporco porta frescura con succo di cocco,
come il ghiaccio dell’estate
o come  possono le fate,
tra auto passate, salsa e mohito,
piazze ammassate… sogno rapito.

Mille motivi per andare avanti, ladri, puttane, maghi e cantanti,
e lo yankey  va predicando dollari, finte illusioni ed embargo,
ed un vecchio soldato ormai pazzo, spoglio è di vesti sopra un terrazzo,
indosso ferite di guerra quando si dava battaglia su in Sierra.
Ma l’america è vicina,
l’uomo nero si incammina.
Kruscov to est, in west Kennedy.
Old Bucarest in tropici.
Tra gioie, dolori, qualche gommone,
mille santoni…ma un sol padrone.

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