domenica 22 maggio 2011

L'AUTISTA DI CONAN DOYLE

"Avevo il diritto di viverla, quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, pegggio per voi, peggio per tutti...Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti si, ma in ogni caso nessssun rimorso..." Cosi scrive su un quaderno a quadretti, prima de essere colpito a morte dalla gendarmeria, Jules Bonnot, il nemico pubblico di Parigi nei primi anni del secolo, geniale rapinatore, appassionato di auto e motori, capo di una banda di anarchici che si prese beffa dell' "ordine" francese per un lungo periodo di tempo facendo così scattare una feroce repressione antiproletaria. La biografia di Bonnot è davvero singolare: operaio, soldato, autista nientemeno che del creatore di Sherlock Holmes, Sir Arthur Conan Doyle; e poi il sogno di una felicità rabbiosa da lungo tempo accarezzata ma mai raggiunta per via del suo attivismo come sindacalista non consono agli stilemi governativi del tempo, che lo trasforma nel primo rapinatore ad usare le automobili e nell'anarchico convinto di dover colpire la società borghese senza mezze misure, creando il caos, facendo più rumore possibile, rischiando il tutto per tutto. Eroe tragicamente romantico, Jules Bonnot, al quale ho voluto dedicare una mia canzone che forse in seguito pubblicherò tra queste pagine, rientra a pieno titolo nei miei "banditi senza tempo".

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