martedì 17 maggio 2011

L'ULTIMO SALTO

Le voci erano soffi, i fari lumi, negli spalti, sulle scale,
con il suono del silenzio si attendeva tutti assieme il gran finale.
Poi il rullare con tamburi, luci a sfera nell’oscuro e in un istante,
ritto stava il trapezista,  lontano, nel suo mondo, fra le tende.
Muscoli d’acciaio, mani salde e ferme,
negli occhi la stessa freddezza  di sempre,
veloci erano i passi, leggero il portamento,
per niente e per nulla diverso dal vento.

Spettacolo dell’anno, quella sera c’era un pubblico impaziente,
prima volta per un circo, non più reti, solo il vuoto, solo il niente.
Beh, poco di diverso o tutto uguale per il piccolo gitano,
Barone Rampante, Soldato, Uomo Ragno, Re tzigano.
Con le scarpe d’oro, vesti d’argento,
gli abiti vecchi segnati dal tempo,
il viso rifletteva i tanti bagliori,
bello sembrava di mille colori.
Sensazioni, immagini, ricordi di tanto tempo fa,
quando in un tendone c’era il sogno, c’era il mondo e poi chissà.

E come sempre un grande salto e d’incanto
come un uccello volteggiava là,
da giù l’orchestra improvvisava un fandango,
ci si chiedeva se non era realtà.
E come sempre un grande salto e d’incanto
sfiorava il telo a strisce bianche e blu,
il trapezista andava sempre più in alto,
sembrava stare oltre le stelle e più in  su.

Un passo, dopo un altro, braccia larghe, corda tesa, via il respiro,
ballerino raffinato, sopra un filo con la folla già in delirio.
Un passo, uno di nuovo, ancora uno, toccava l’altra parte,
balzo dalla rampa, poi su un’asta retto solo dalle gambe.
E come d’incanto l’uomo dondolava
ma giù, da basso, qualcuno gridava:
forse per il caso o forse per errore,
la corda non resse alla forte tensione.

Inutile cercare la salvezza, un altro appiglio con le dita,
il fato era segnato, ne miracoli, ne santi o vie d’uscita.
la banda musicale si arrestava, fuori tempo, lì, in quel mentre,
tutto si fermava, si copriva, si chiudevano le tende.
Un attimo, un istante, veloce è la caduta
ma guarda l’avversa signora sfortuna:
per la prima volta niente reti in basso,
solo il fantasma, il ricordo di un pazzo.
Negli libri, nei diari, negli annali ne tracce e più  memoria,
del Re Tzigano o Uomo Ragno nessun posto nella storia.

E come sempre un grande salto e d’incanto
come un uccello volteggiava là,
da giù l’orchestra improvvisava un fandango,
ci si chiedeva se non era realtà.
E come sempre un grande salto e d’incanto
sfiorava il telo a strisce bianche e blu,
il trapezista andava sempre più in alto,
sembrava perdersi nel cielo e più in su.

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