venerdì 13 maggio 2011

I RAGAZZI DELL'ALA "A". Passi.

"Quell’anno lo impegnammo quasi appieno, contribuendo alla scalata verso la gloria di quello che di lì a breve sarebbe divenuto il più grande partito comunista d’occidente, nell’umile e servile alla causa attacchinaggio dei manifesti rossi tra cancerogene colle, freddi da geloni ed ansie da imboscate fascista".

"Riuscivo a percepire l’effluvio del sangue tutto, quello nero e rosso che, schizzando fuori dai corpi degli esagitati contendenti, si andava a spiattellare sull’asfalto, sui tavolini, le sedie, le spranghe".

"Percepivo rivoli di sangue e di sudore colarmi dal volto, ormai tumefatto, e da ogni poro del mio corpo. L’adrenalina iniziale si era fatta soccombere da un’incosciente foga di spavalderia. E con questa mi battevo, senza minimamente pensare alle conseguenze che la stessa potesse comportarmi. Non ero più in me".

"E ricordate compagni  (…)  la morte colpisce la schiena dei vigliacchi e degli eroi, cioè chi fugge e chi non riesce a trovare nessun assassino che osi affrontarlo a viso aperto... Sta a voi scegliere come morire".  

"Se ripenso a ciò che provavo in quegli attimi… Le mie gambe danzavano il tip-tap, il cuore pompava sangue in un modo così dirompente che potevo addirittura sentire lo sgorgare dello stesso tra le mie vene, la pelle tutta trasudava gelido sudore che si andava ad impregnare negli abiti, inzuppandoli, la testa era in stato confusionario, pesante… ma colma di nulla".

"(…) e l’ascolto quasi all’ossessione di Springsteen: era il periodo dell’uscita del suo capolavoro Born to run, con il cui album mi resi conto ancor più della fortuna che avevamo avuto, grazie al prodigioso potere della ferraglia, il metallo, la plastica e il silicone nel trasformare l’aria vuota in musica, a vivere in quegli anni. Sublime magia!".

"Facemmo quegli scalini due, tre alla volta; un' unica rampa di gradini che però ci spezzò il fiato. Sentivo gli ansimi dei miei amici, i loro sospiri affannati ed i battiti del mio cuore che tutti insieme facevano un gran fracasso".

"Per quanto era silenziosa quella notte riuscii persino ad avvertire il suono del vento; del vento che nonostante fosse di una leggerezza unica tinnava nelle mie orecchie quasi trasportasse arpe, xilofoni e cetre che poi si andavano ad infrangere contro pareti di cristallo. Era l’unico suono quella volta, a parte, naturalmente, quello del silenzio".

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