sabato 7 maggio 2011

I RAGAZZI DELL'ALA "A". Prefazione di Marino Severini (The Gang)

Attraversando queste pagine mi è tornata in mente una canzone “Scacchi e Tarocchi “ di De Gregori. “… erano giovani vite dentro una Fornace! “. La storia che Wood racconta è una di quelle che, più che ardere dentro una fornace, divamparono in una Stagione all’Inferno. Quell’Inferno che non fu condanna ma scelta, passaggio inevitabile per la liberazione, per la salvezza, per il Paradiso. Le vie del “Signore“ sono Infinite !!! E coloro che scelsero di imbarcarsi sul traghetto di Caronte sapevano bene che per loro non ci sarebbe stato Ritorno, che niente sarebbe stato più come prima. Non un’avventura, non una prova, ma una Scelta!
Nessuno arrivò alla fine del Viaggio. C’è ancora chi è tenuto in ostaggio in qualche girone infernale, chi si nasconde e si ripara in Purgatorio e chi si è spinto più in là… ma ha trovato i cancelli del Paradiso chiusi, blindati, sigillati.
Non fu una questione di Potere ma di Riscatto. E lo pagarono, con le loro vite. Al tempo de La Rivelazione, dello Svelamento.
Restano le Storie, non la Storia, quella, si sa, non conosce il bene e il male, non si affida a nessun Dio, ma si concede solo a chi le assomiglia.
L’angolo da cui Wood racconta è inedito. Non è una postazione fissa, ferma; pur essendo in movimento non cammina. Non ha fatto quella strada e quel Viaggio. Il suo non è neanche un andare a ritroso, una ritirata o un Ritorno alla ricerca delle tracce, delle vie di Fuga… Il suo è un movimento circolare, come quello di chi vede da una Giostra. E fa un altro Giro. In questo sguardo ritrovo l’occhio eterno. Di chi vede cercando continuità e legami fra passato e futuro e il tutto si perde in un presente circolare, nell’emozione del giro intorno alla storia che lo circonda. Ho trovato tutto ciò indispensabile come modo di porsi nei confronti di “fatti” che non possono e non vogliono essere raccontati in altro modo.
Un’eternità di lacrime calde, ecco la visione finale, per dirla con Rimbaud. Quella di chi ha sempre perso e resta invincibile, di chi continua ad avere fame e sete e per quello c’è ancora qualcuno che lo scaccia. “ Fanciulli abbandonati sulle rive di una diga che si slancia in mare aperto “. E Wood va su quelle rive e fruga fra i giunchi alla ricerca di colui che è nel Cesto, e ne ode i singhiozzi…
Le sue sono parole di cristallo che provano a forzare i cuori sbarrati, parole che chiamano Fuori.
Fra la trincea e il cannone c’è ancora quel breve tratto di aria leggera e di prato che ancora vale la pena di attraversare di corsa, per un Altro Assalto… al Cielo!
Fraternamente, Marino.

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